Il Dumping e l’Antidumping nell’Organizzazione Mondiale del Commercio

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Il termine dumping indica la vendita ovvero l’esportazione di beni ad un prezzo inferiore rispetto a quanto praticato nel mercato interno. Tale fenomeno viene solitamente paragonato alle comuni pratiche di concorrenza sleale, specie perché connesso al rischio di istituzione di un monopolio ed alla possibilità di danneggiare le imprese estere attraverso una politica di “prezzo predatorio”.
La particolarità del dumping non è solamente relativa alle varie forme con cui questo può presentarsi ed al suo differente grado di pericolosità, quanto piuttosto alla mancanza di consenso sulla sua dannosità. Da una parte infatti il riferirsi principalmente al comportamento di imprese ne rende difficile comprenderne la portata, dall’altra la stessa sua regolamentazione internazionale non può che operare indirettamente con la semplice applicazione di un dazio. Questo ultimo aspetto conduce la questione su un piano di efficienza allocativa del sistema economico e di cooperazione economica e giuridica volta al raggiungimento di uno sviluppo economico sostenibile e vantaggioso.
Nonostante queste premesse lo studio degli aspetti basilari del dumping e dei suoi effetti nel sistema economico ha origine agli inizi del XX secolo.
L’elemento principale è da ricondursi nell’assenza delle condizioni che portano all’unificazione del prezzo in un dato mercato (legge del prezzo unico) ed alla possibilità di discriminazione nell’ottica di un maggiore profitto.
L’interessante aspetto legato a questo ed al concetto di discriminazione di prezzo consiste nella non necessità per l’impresa di operare al di sotto dei costi o in condizioni di forte potere monopolistico.
Il percorso da noi intrapreso non può non passare poi attraverso la valutazione degli effetti sull’imposizione di un dazio, attraverso un’analisi condotta con principi economici derivanti dall’approccio neo-classico.
L’identificazione del volume di diminuzione del commercio internazionale con l’imposizione di un dazio ci ha obbligato poi ad individuare nei presupposti e negli assunti principali relativi ai vantaggi del commercio internazionale una importante pietra miliare.
Utile quindi, in questo ambito, porre ad evidenza gli elementi classici della divisione internazionale del lavoro (teorema dei Costi Comparati) dimostrando il vantaggio per un Paese in termini di apertura commerciale.
L’indirizzo principale si è rivolto alle giustificazioni politiche ed economiche in ragione di una disciplina antidumping e di un’imposizione tariffaria come strumento migliore per farvi fronte.
Lo studio di questi aspetti ha permesso comunque di porre l’accento su due importanti fattori che vedono da una parte nell’andamento ciclico nella produzione di un determinato bene un elemento da tenere ben distinto, e dall’altro nella necessità di rafforzare eventuali strumenti giuridici alternativi come l’Accordo sulle Salvaguardie.
Il prosieguo della analisi non ha potuto non tener conto ovviamente della codificazione della disciplina internazionale antidumping; attraverso il suo studio
sembra giusto debba passare la valutazione e la critica dell’attuale approccio da parte dei vari Paesi alla discriminazione internazionale di prezzo.
La risposta da parte di questa si incentra invece sulla semplice differenziazione tra due prezzi (normal value,
export price), nell’individuazione di un danno all’industria coinvolta e nella presunzione (legame causale) che tale pregiudizio sia dovuto all’esportazione a prezzi minori.
Nessun giudizio viene invece fornito sulla scorrettezza della pratica, così come sulla sua effettiva pericolosità in relazione allo stato della concorrenza nei due Paesi. Il Codice permette soltanto, attraverso la conduzione di una specifica indagine, di procedere all’introduzione di un dazio.
L’analisi della normativa, oltre a spiegare e chiarire i 18 articoli, ha il compito anche di descriverne l’applicazione sulla base degli esempi di volta in volta riportati.
L’indagine si conclude quindi con l’applicazione degli elementi economici individuati alla profonda ed importante trattazione della disciplina antidumping del GATT/WTO.
Interessante è quindi la valutazione su quattro filoni principali di pensiero
(in cui si dividono i vari studiosi del fenomeno), nei quali l’approccio delle varie teorie economiche si concilia a differenti livelli con quella che è la codificazione giuridica e l’attuazione pratica della normativa.
La soluzione
è per certi versi sorprendente ma allo stesso tempo dal necessario carattere di compromesso.